Cucciolo, pulcino, pullo, giovane, prole, maturo, ninfa, neanide? Come si potrebbero chiamare una salamandra, un topo o un dinosauro appena nati senza cadere in errore? Qual è il termine più appropriato per definire un animale in relazione alla sua età? Facciamo un po’ di chiarezza.
Be’, non c’è una risposta semplice. Cominciamo col dire che nel parlare comune vengono usati molti termini impropri, ma che vengono comunque accettati per semplicità. Personalmente penso che i termini più ampi siano “immaturo” o “piccolo” che, anche se a volte suonano male, sono corretti in tutti i casi, e non si sbaglia. Il termine contrapposto è “adulto” o “maturo” (sottinteso “sessualmente”), inteso cioè come capace di riprodursi. Esistono eccezioni (gli esemplari delle caste non riproduttive degli insetti sociali, ad esempio), ma in generale come regola funziona.
Ora vediamo un po’ di termini specifici per gruppo, come quelli proposti all’inizio:
N.B. Per non far confusione, non sto considerando eventuali termini relativi alla zootecnia o alla fauna domestica in generale, che sono talvolta più articolati per varie questioni e fanno riferimento ad aspetti come l’età, il sesso, lo sviluppo di alcuni elementi anatomici, il numero di parti etc..
È anche vero che alcuni termini zootecnici sono presenti anche nello studio biologico dei selvatici. Un esempio è il termine “cucciolo”, che fa chiaramente riferimento alla cuccia, e quindi al cane (Canis lupus familiaris), ma che è ora esteso a tutti i mammiferi.
Questa nota vale per lo più per mammiferi e uccelli.
- Classe Mammalia: “cucciolo” è sempre corretto, ma molti gruppi hanno termini più specifici (esempi: “puledro” per il genere Equus, “agnello” per il genere Ovis, “vitello” per l’intera sottofamiglia Bovinae, etc.).
A destra un vitello di Bison bison, il bisonte americano.
- Classe Aves: “Si preferisce usare il termine “pulcini” quando questi nascono già abili a muoversi e nutrirsi autonomamente, mentre per “pulli” ci si riferisce invece alla prole inetta, ovvero a quei nidiacei che hanno bisogno di cure da parte dei genitori per diversi giorni prima di involarsi” (fonte: LIPU). A sua volta “nidiaceo” significa che il piccolo è ad uno stadio in cui dovrebbe stare nel nido. Inoltre in maniera ancora più specifica, il termine “pulcino” si riferisce ai piccoli dell’ordine Galliformes. Altro termine specifico è ad esempio “anatroccolo” per i piccoli della sottofamiglia Anatinae.
A destra una femmina di Meleagris gallopavo, il tacchino selvatico, coi suoi pulcini di pochi giorni. Poco dopo la schiusa sono già relativamente autosufficienti.
- Classe Reptilia: “piccolo” o “cucciolo”. Non ci sono termini più specifici, considerando anche che più delle altre classi di Vertebrata i piccoli e perfino i neonati sono molto simili agli adulti, anche relativamente alle proporzioni anatomiche.
A destra alcuni piccoli di Crocodylus niloticus, il coccodrillo del Nilo.
- Classe Amphibia: “immaturi”, “girini”, ma anche “larve” è corretto.
A destra girino di Bufo bufo, il rospo comune. Son già presenti gli abbozzi degli arti (foto di Luciano89 dal forum di naturamediterraneo.com).
- Superclasse Osteichthyes (pesci ossei) esclusi i Tetrapoda (gruppo che comprende le classi precedenti): qua si va per stadi. Dall’uovo nasce la larva, che come prende una forma simile all’adulto si può definire “avannotto”, poi “giovanile” e poi “adulto”. Anche qua con “immaturo” non si sbaglia. Inoltre “avannotto” era classicamente usato solo per i pesci d’acqua dolce, ma è ora corretto per tutti.
A destra avannotto di Xiphias gladius, il pesce spada. Il rostro non è presente nella larva appena fuoriuscita dall’uovo, ma si forma negli stadi successivi.
- Classe Chondrichthyes (pesci cartilaginei) e infraphylum Agnatha (pesci privi di mandibole): “piccolo” o “immaturo”. In questi taxa i giovani sono come adulti in miniatura.
Questo molto grossomodo per quanto riguarda il phylum Chordata. Per gli altri phyla del regno Animalia i termini generici “immaturo” o “larva” vanno generalmente bene. Un discorso a parte merita però il phylum Arthropoda, e in particolare gli insetti (tratto giusto loro perchè son quelli con variabilità più ampia per questo aspetto, ma anche sugli altri gruppi ce ne sarebbe da dire).
- Classe Insecta: lo sviluppo degli insetti è complesso e articolato in stadi, diversi a seconda dei raggruppamenti. Ora, sorvolando sulla cladistica, che però darebbe la miglior visione d’insieme (il discorso diventerebbe molto più lungo), e semplificando moltissimo (veramente moltissimo!), abbiamo insetti che nascono come larve, e insetti che nascono come neanidi.
– Le larve sono le forme giovanili che differiscono sostanzialmente dalla forma adulta. Queste attraversano diversi stadi, che a loro volta prendono nomi diversi a seconda del gruppo, per poi impuparsi ed emergere come adulto (es. Diptera).
Un termine specifico è ad esempio “bruco”, che si riferisce alle larve dell’ordine Lepidoptera.
– Le neanidi invece sono le forme giovanili degli insetti che nascono già abbastanza formati da assomigliare agli adulti (es. Orthoptera). Anche qua, ci sono diversi stadi con vari nomi, per arrivare all’ultimo stadio preimmaginale (ovvero prima di diventare adulto), chiamato “ninfa”, che nelle specie alate in genere presenta già gli abbozzi alari. Attenzione col termine “nymph”, che in italiano si traduce “neanide”, e non “ninfa”, mentre in inglese racchiude entrambi i significati.
In ogni caso, negli insetti, l’adulto prende il nome di “immagine” (imago). Solo nella fase adulta gli insetti presentano le ali formate (che non significa che tutti gli insetti adulti abbiano le ali, molte specie non le hanno, ma quando presenti sono formate solo nella fase adulta). Eccezione è l’ordine Ephemeroptera, che completa lo sviluppo delle ali già allo stadio di subimmagine. - Infine un ultimo appunto su una parola che viene spessissimo usata a sproposito: “verme”. Questo termine si riferisce ad altri phyla e non ha niente a che fare con gli insetti e gli artropodi in generale. E, per inciso, anche i loro piccoli si chiamano “larve”.
Coleoptera Buprestidae.
Orthoptera Tettigoniidae.
A destra Hermodice carunculata, il vermocane, verme Polychaeta. Qui è intento a nutrirsi di Arbacia lixula.
Altri termini comuni sono:
– “Giovane”, che ha però valenza relativa da specie a specie, e fa riferimento all’aspettativa di vita.
– “Prole”, che è generale e può essere usato in tutti i casi facendo però sempre riferimento ai genitori.
Articolo nato da una domanda di Lia Calvisi sul gruppo Facebook Regno Animalia – Identificazioni e discussioni .
Testo di Mauro Mura.