Aggregazioni di Polistes in tarda stagione

Le vespe del genere Polistes sono le cosiddette vespe cartonaie, imenotteri eusociali piuttosto pacifiche che fanno piccoli nidi all’aperto tra l’erba alta e talvolta sulle pareti vicino alle nostre abitazioni.

Sebbene le femmine siano dotate di pungiglione, si tratta di animali molto tranquilli, non particolarmente pericolose né per le persone né per gli animali domestici. Nei rarissimi casi i cui si arrivi ad una puntura, normalmente si risolve in un dolore localizzato che sparisce da solo nel giro di qualche ora.

Per maggiori informazioni consultate la relativa pagina wikipedia

Questo articolo è tratto dal post sula pagina Facebook Wasp Journal,
Questo è il link all’articolo originale

Ho notato nelle ultime settimane che molte persone mi hanno chiesto delucidazioni in merito a gruppetti di vespe del genere Polistes trovati in punti a caso del loro giardino. Ho deciso dunque di spiegare in questo post perché ciò avviene e cosa sapere a riguardo 🙂

Immagino che la maggioranza di voi ormai sappia come si svolge il ciclo vitale di questi insetti. Inizia in primavera, con la creazione di un nido da parte di una o poche fondatrici; prosegue in estate con la nascita delle operaie e l’espansione della colonia; raggiunge il picco a stagione inoltrata con la nascita dei sessuati; termina fra fine estate e inizio inverno con l’abbandono del nido causa morte delle operaie.
I sessuati non sono altro che gli esemplari capaci di accoppiarsi, maschi e femmine fertili, queste ultime sverneranno e diventeranno a loro volta le fondatrici delle colonie dell’anno seguente.

Le aggregazioni che si vengono a creare in estate inoltrata possono essere di varia natura, vediamole caso per caso:

– RITROVI DI SESSUATI

Le aggregazioni più comuni sono costituite prevalentemente da femmine fertili. Dal momento che esse necessitano di conservare le energie per l’inverno, sono quasi costantemente in una sorta di modalità “risparmio energetico”. Si ammassano in punti protetti dalle intemperie e stanno lì tutto il giorno, interrompendo saltuariamente la siesta per andare a nutrirsi o accoppiarsi. Queste aggregazioni e tendono a diminuire col tempo, perché man mano che la stagione avanza le femmine fertili migrano in ritrovi sempre più numerosi situati in punti più protetti e fuori dalla portata dell’essere umano.

Un’aggregazione di femmine fertili si riconosce prevalentemente dal fatto che gli esemplari sono quasi tutti o tutti esemplari femmina (ma va?) quasi sempre dotati di un addome più voluminoso rispetto ad una comune operaia, per via delle scorte di grassi presenti in esso (immagine A).

Immagine A – Soggetti: femmine fertili di Polistes dominula. Si noti l’addome voluminoso.


Ci sono anche aggregazioni composte prevalentemente o esclusivamente da maschi (immagine B), per loro vale quanto detto sopra, con l’unica differenza che i maschi sono riconoscibili dalle antenne piegate all’apice e dalla faccia completamente gialla.

Immagine B – Soggetti: maschi di Polistes dominula in cattività

– LAZZARETTI

Poi ci sono aggregazioni composte da esemplari parassitati, infatti esiste un parassita chiamato Xenos vesparum, uno Strepsittero, che infesta le vespe cartonaie e le induce -tramite manipolazione ormonale- ad aggregarsi tutte insieme per facilitare l’incontro e l’accoppiamento fra i maschi e le femmine del parassita. Questo tipo di aggregazione è simpaticamente soprannominato “lazzaretto” e spesso coinvolge esemplari di ambo i sessi.

I lazzaretti possono formarsi anche presto nella stagione, e si riconoscono quasi sempre dal fatto che gli esemplari infestati dai maschi di Xenos recano un addome deformato, con alcuni segmenti rialzati dai quali sporge la pupa del parassita.

Per riconoscere un esemplare con parassiti si veda il link nei commenti, con all’interno due immagini di esemplari di Polistes parassitati da maschi di Xenos. Si noti che le femmine del parassita sono poco visibili perché piatte e nascoste quasi del tutto all’interno dell’addome della vespa, per cui non causano deformazioni addominali e sono più difficili da individuare.

– ABSCONDING

In fine, l’ultimo tipo di aggregazione è il risultato del fenomeno dell’absconding, che avviene quando il nido viene distrutto (da un predatore, un essere umano, un evento atmosferico o altro) e i membri della colonia, incluse le operaie, si ritrovano in un punto a poca distanza dal sito precedente, iniziando a costruire un nuovo nido.

L’absconding può anche essere frammentario, cioè la colonia per via del trauma subito si riunisce in più “mucchietti” dando vita a più nidi. Anni fa, quando ero ragazzino, dei bambini tirarono giù a sassate un grosso nido di Polistes gallicus che probabilmente conteneva una quarantina di operaie. Queste si riunirono in vari gruppetti, e dopo alcuni giorni si vennero a creare ben 6 nuovi nidi a poca distanza da dove il primo era situato. Nessuno di questi nidi raggiunse però una taglia degna di nota.

Le aggregazioni per absconding le si riconosce semplicemente dal fatto che dopo poche ore o giorni si osserva la presenza di un piccolo nido (immagine C). Sono generalmente rappresentate da operaie, ma è comune che vi si trovino anche maschi e femmine fertili.

Immagine C – Soggetti: individui di Polistes gallicus in absconding dopo la perdita del nido natale causa sfalcio di un terreno incolto nelle vicinanze. Si noti la presenza di un nuovo, piccolo nido in mezzo agli esemplari. Settembre 2018

COME COMPORTARSI DI FRONTE AD UN’AGGREGAZIONE DI POLISTES?

Questo dipende dal tipo di aggregazione, ma come regola generale queste vespe non sono aggressive in assenza di un nido da difendere.

Le aggregazioni di femmine fertili possono benissimo essere ignorate, in quanto questi individui rappresentano il futuro della loro specie, ne consegue che il loro istinto di autoconservazione è molto sviluppato: semmai le si dovesse disturbare inavvertitamente, esse volerebbero via senza pensarci due volte.

Le aggregazioni di maschi non rappresentano alcun problema per il semplice fatto che i maschi non sono dotati di pungiglione. Non potrebbero farci del male neanche se volessero.
L’unico problema insorge nel caso in cui un’aggregazione di sessuati contenga anche una o più operaie a loro protezione. Ma questo scenario generalmente si verifica solo quando il punto di ritrovo è a poca distanza da un nido attivo.

Nelle aggregazioni per absconding, invece, bisogna stare un po’ più attenti: quegli esemplari hanno perso il nido originale e stanno cercando di ricominciare la loro colonia, quindi saranno difensivi se ci si avvicina troppo al loro punto di ritrovo. Fortunatamente i Polistes sono generalmente tolleranti, quindi in ogni caso basta non avvicinarsi a meno di un metro di distanza dal nido e anche la colonia più “aggressiva” ci lascerà in pace. Se il nuovo nido si trova in un punto che giudicate pericoloso, basterà buttarlo giù di notte quando gli esemplari non sono attivi. Potreste dover ripetere l’operazione più volte prima che gli esemplari decidano di spostarsi.

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Scorpioni illuminati con luce UV

Per trovare velocemente gli scorpioni nel buio, si possono usare illuminare con luce UV. L’esoscheletro degli scorpioni, contiene una serie di sostanze fluorescenti, come  esteri ftalati, β-carbolina e 7-idrossi-4-metilcoumarina, nella cuticola che quando viene illuminata da luce ultravioletta diventa fluorescente ben visibile ad occhio nudo ed è possibile fotografarla con normalissime macchine fotografiche e persino cellulari.
NOTA: la luce UV è dannose per la nostra retina e per la pelle, suggerisco di usare gli occhiali protettivi in dotazione con la lampada e di non illuminare la propria cute, né di puntare mai la lampada verso il viso o la pelle di altre persone.
Va bene per illuminare piante, oggetti inanimati e scorpioni. NIENT’ALTRO.

Per scattare questa foto ho usato i seguenti materiali

In realtà l’unica cosa importante è la lampada a led UV, per il resto si può usare anche la fotocamera del cellulare.
Ecco qui un video fatto con il mio scarsissimo cellulare Xiaomi

Rimando a questo divertente episodio di Wild Hunting di Cruz in the Bush sull’argomento
All’episodio ha collaborato anche Paolo Taranto di Fotografia Naturalistica per il reperimento degli scorpioni nei boschi.

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Uomini che odiano le mosche

di Fulvio Giachino
14/08/2020

La stragrande maggioranza della fantascienza e dell’horror a tema insetti vede in questi animali una minaccia per l’umanità. Fin dagli anni ‘50, periodo d’oro per i B-movie, sui nostri schermi appaiono enormi insetti inarrestabili, mutati, ingigantiti e con una passione smodata per la carne umana o per la distruzione di paesi e città. Varianti su questo tema, sono gli enormi sciami di insetti “normali” che calano sull’inerme popolazione, decimandola e divorandola. Il capostipite di questo sottogenere di cinematografia, è probabilmente da identificarsi in THEM!, noto al pubblico italiano come “Assalto alla Terra”. In questa pellicola del 1954 troviamo gigantesche formiche della specie Camponotus vicinus mutate dalle radiazioni degli esperimenti nucleari americani svolti nei deserti del New Mexico (poligono missilistico di White Sands, nei pressi di Alamogordo). 

Non è il primo esempio assoluto di film a base di radiazioni e mostri giganti (basti pensare a “Il risveglio del dinosauro” del 1953, che a sua volta ispirerà il primo Godzilla del 1954) ma è uno dei più importanti e di maggior successo. Rivoluzionò il cinema di genere: in un periodo in cui andavano per la maggior i film a base di invasori alieni, metafore della paura americana di un’invasione sovietica, “Assalto alla Terra” ci presenta una variazione su questa metafora. Le formiche giganti sono figlie delle armi nucleari, le cui radiazione le hanno trasformate in mostri giganteschi. Per quanto anche questa tematica sia figlia delle Guerra Fredda, il cambio di visione si ha dalla paura del distruttore esterno (la Russia e il comunismo) a quello del timore per l’autodistruzione a causa della guerra atomica, non importa la nazionalità belle bombe nucleari usate. Il pericolo molto concreto di un evento del genere in quel periodo storico, portò ad esorcizzare e a metabolizzare questa paura tramite moltissimi film, e “Assalto alla Terra” è tra questi. Son stati gli esperimenti nucleari americani e le loro armi atomiche a far nascere i mostri del film, e questi mostri ora minacciano l’umanità intera. Una metafora dei tempi in cui è stato girato insomma, come ogni buon film dovrebbe essere. Nei film a base di insetti giganti, il problema viene generalmente risolto alla maniera americana: grossi fucili, grosse bombe, grossi lanciafiamme. La soluzione è semplicemente quella di eliminare il mostro di turno senza andare ad intervenire sulle cause che l’han provocato. Riguardo questi aspetti autodistruttivi e di danni provocati dall’uomo possiamo vedere delle analogie con un racconto di fantascienza del 1929, avente come “protagonisti”, di nuovo, gli insetti. 

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Odonati

Damigella
Maschio di Calopteryx splendens

L’Ordine degli Odonati comprende grandi insetti emimetaboli predatori, come Libellule e Damigelle, che passano la prima parte della loro vita in ambiente acquatico predando invertebrati, ma anche girini, pesci e persino piccoli serpenti, mentre nella fase adulta sono grandi volatori e predatori di insetti volanti.

Le ninfe degli Odonati non sono particolarmente veloci in acqua, stanno ferme attendendo che la preda gli passi abbastanza vicina per poi far scattare il labbro inferiore che è dotato di pinze in grado di ghermire anche animali relativamente molto grandi (qualche cm) come girini e avannotti o giovani serpenti appena nati.

L’Incredibile tecnica di caccia delle ninfe

La tecnica di caccia degli adulti consiste nell’afferrare al volo la preda con le zampe e finirla velocemente con le mandibole. Il rateo di successo della caccia degli odonati è tra i più alti in tutto il mondo animale tra il 90% ed il 97% contro il 20% dei felini (anch’essi considerati ottimi cacciatori).

Come fanno le Libellule ad essere predatori tanto efficienti

Presentano antenne cortissime ed una vista molto sviluppata.
Gli adulti tendono a riposare su dei posatoi da cui possono tenere d’occhio tutta la zona di caccia dall’alto. Sono cacciatori diurni e crepuscolari.


L’Ordine degli Odonati è diviso in 2 Infraordini principali:

  • Anisoptera
  • Zygoptera

Gli Anisotteri sono le classiche Libellule, si distinguono dagli occhi composti molto grandi che arrivano a toccarsi, le ali sono tenute parallele al corpo.
Il primo paio di ali è generalmente più grande del secondo paio.

Libellula
In questo Anisottero, si notano bene le minuscole antenne e i grandissimi occhi bicolori che circondano tutto il capo arrivando a toccarsi.
Foto di Valter Grillo

Gli Zigotteri sono le cosiddette Damigelle, generalmente un po’ più piccole delle Libellule hanno gli occhi ai lati del capo ben separati tra di loro e le ali in posizione di risposo sono ortogonali rispetto al corpo arrivando a toccarsi.
Entrambe le due paia di ali hanno la medesima dimensione e colore.

Calopteryx spendens male details
Calopteryx spendens maschio
con le ali tenute chiuse in posizione di riposo.
Foto di Luca Miselli
Damigella - di Paolo Taranto
Damigella – Foto di Paolo Taranto
In entrambe le foto si possono vedere i dettagli delle corte antenne, gli occhi ai lati della testa ben separati tra loro

In realtà ci sarebbe anche l’Infraordine degli Anisozygoptera di cui fa parte unicamente la Famiglia Epiophlebiidae a cui appartiene il solo genere Epiophlebia.
Questo genere contiene 4 specie diffuse tra Giappone e Cina
Epiophlebia diana Carle, 2012 Cina
Epiophlebia sinensis Li & Nel, 2011 Cina
Epiophlebia laidlawi Tillyard, 1921 alle pendici dell’Himalaya
Epiophlebia superstes (Selys, 1889) Giappone

Per saperne di più:

https://it.wikipedia.org/wiki/Odonata
https://it.wikipedia.org/wiki/Zygoptera
https://it.wikipedia.org/wiki/Anisoptera
https://it.wikipedia.org/wiki/Epiophlebia

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Soccorrere animali in difficoltà

Dove ti serve assistenza? ItaliaMalta

Assistenza in Italia

112CRAS In Mare LIPUEmergenza Ambientale

Purtroppo capita abbastanza spesso di imbattersi in animali feriti, dai piccoli uccelli ai grandi ungulati, fino a grandi mammiferi predatori o rapaci.

Non sempre abbiamo le competenze per poter soccorrere gli animali al meglio o senza compromettere la nostra incolumità; un animale ferito può essere molto pericoloso e se non sappiamo bene come soccorrerlo rischiamo di far male sia a lui che a noi stessi, quindi la cosa migliore è sempre contattare immediatamente i soccorsi e chiedere cosa fare.

Nel caso in cui non sia possibile intervenire subito o se ci viene chiesto di accudire l’animale temporaneamente mentre arrivano i soccorsi può essere utile questo libro.

Nati Liberi

Di seguito i recapiti per richiedere aiuto in caso si trovi un animale in difficoltà

112 – Numero Unico di Emergenza  

Chiamando il Numero Unico di Emergenza Europeo (NUE) che risponde al 112 , e comunicando all’operatore che si tratta di un animale ferito o in difficoltà, verranno inviate le guardie zoofile per soccorrere gli animali in difficoltà. Saranno poi queste ultime, dopo il recupero, a trasportare l’animale nel luogo opportuno (LIPU, clinica veterinaria, Centro fauna selvatica, canile, gattile, ecc.)

Elenco CRAS  

Centri di Recupero Animali Selvatici (CRAS) e
Centri di Recupero Animali Selvatici Esotici (CRASE)

I suggerimenti di un volontario del CRAS

1530 – Guardia Costiera  

La Guardia Costiera risponde al 1530 per tutte le segnalazioni riguardanti tutti gli avvistamenti o eventuali spiaggiamenti di specie protette ferite o in difficoltà (tartarughe marine, delfini, cetacei, ecc.

Sedi LIPU  

http://www.lipu.it/dove-siamo-con-un-click

1515 – Emergenza Ambientale  

Al 1515 risponde il nucleo di emergenza ambientale responsabile per:

  • incendi boschivi
  • taglio illegale di piante
  • abusivismo edilizio in aree protette
  • bracconaggio
  • pesca illegale
  • fauna ferita
  • sversamenti di sostanze tossiche
  • illecito smaltimento dei rifiuti
  • pubblico soccorso e protezione civile (persone disperse, segnalazione di frane, valanghe e alluvioni).

Assistenza a Malta

112 – Quale che sia l’emergenza, il Numero Unico Europeo è sempre il 112 in tutti i paesi dell’Unione Europea.

+356 9999 9505 – Wildlife Rescue Team Malta

1717 – Animal Welfare Department

Se avete altri numeri di assistenza in tutto il mondo o informazioni utili, segnalatemeli. Grazie.

I suggerimenti di un volontario del CRAS  

Testo di Iacopo Burattini

Mi permetto di aggiungere una serie di errori molto comuni che vengono fatti:

  • errori di identificazione – se non siete certi di che animale è non sbilanciatevi sperando di avere culo.
    Esempio: “ho trovato un piccolo falchetto”, poi magari è un rondone adulto.
  • non fidatevi di internet – se io scrivo su google che ho nausea e caviglie gonfie mi dice che sono incinta anche se sono un maschio.
    Esempio: i rondoni non volano da terra, quindi vanno lanciati… poi il rondone ha un’ala rotta e finite di ammazzarlo.
  • essere sempre onesti e raccontare le cose come stanno – gli operatori si accorgono se dite puttanate.
    Esempio: “ho trovato due cuccioli di volpe in piazza, ma hanno ancora gli occhi chiusi.”
    Bene, li mando a prendere dalla forestale perché qualcuno li ha certamente tirati fuori dalla tana.
  • il fai da te lasciatelo al bricolage del giardino – meglio non fare niente piuttosto che sbagliare.
    Esempio: “ho trovato un cucciolo di merlo, gli ho dato pane bagnato nel latte…”
    bene, è morto.
  • wild is not pet – se un selvatico è docile o è imprintato o è stordito, non trattatelo come animale domestico.
    Esempio: “ho trovato una volpe in strada, è docile, l’ho portata a casa.”
    Poi la mattina dopo chiamano perché era solo stordita e gli sta distruggendo il bagno.
  • no cibo e no acqua – se vi sentite male e andate al pronto soccorso, vi visitano e solo dopo, forse, vi danno cibo e acqua. Se i medici fanno così, un motivo ci sarà.
    Esempio: “ho trovato un uccellino ferito, gli ho dato acqua e zucchero con la siringa.”
    Ottimo, l’hai mandato in polmonite ab ingestis.
  • i cibi per umani o per domestici non è detta che vadano bene per i selvatici – rischiate di ammazzarli.
    Esempio: “ho trovato un pellegrino ferito, gli ho dato prosciutto crudo a fette.”
    Ottimo col sale gli hai mandato a puttane il fegato e i reni.
  • avere la fretta di fare invece della fretta di chiamare
    Esempio: “ho trovato un cucciolo di capriolo abbandonato dalla mamma, l’ho preso e portato a casa a cinquanta km.”
    Bravo, hai rapito un cucciolo lasciato li dalla madre mentre si ciba e l’hai condannato probabilmente a morte.
  • credere che vi dicano di lasciare gli animali li perché se ne fregano e non hanno voglia di venire
    Esempio: “ho trovato un cucciolo di merlo cosa faccio???”
    “lasciatelo li che ci pensano i genitori.”
    “ahhh, voi dovete venire, questo muore…”
    “si, muore se continui a rompergli i coglioni.”
  • pretendere tutto e subito – se non vengono subito può essere che abbiano altre urgenze.
    Esempio: “ho trovato un piccione con l’ala rotta.”
    “va bene, mettetelo nella scatola e in serata veniamo…”
    “ahhh, apoteosi…”
    magari non sapete che non vengono a prendere il piccione perché stanno andando a togliere un capriolo investito dalla strada; il piccione può aspettare, il capriolo no.
  • pretendere che facciano gli altri
    Esempio: “ho trovato un uccellino ferito”
    bene, può portarlo nel tal posto???
    “no, dovete venire voi…”
    Il tal posto magari è a dieci minuti a piedi, mentre per venire da te io in macchina ci metto un’ora e, intanto che io perdo tempo perché tu non mi aiuti, magari crepa un altro animale perché invece di poter andare sul lupo preso al laccio, sto venendo a prendere il tuo riccio uscito dal letargo.

p.s. questi esempi sono tutte cose che mi sono realmente capitate!

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Specie di pappagallo diffuse in Italia

Sapevate che ci sono alcune specie di pappagallo che vivono stabilmente in Italia?

Sebbene siano uccelli bellissimi, non è esattamente una buona notizia.
Tutte le specie di pappagallo presenti in italia sono alloctone e stanno causando diversi problemi alla fauna locale come competitori alimentari, minacciandone le nicchie ecologiche.
Soprattutto specie di uccelli di piccole dimensioni come il picchio muratore (Sitta europaea) devono competere per le cavità degli alberi dove riprodursi.

Le specie più diffuse finora sono:

  • Parrocchetto alessandrino (Psittacula eupatria), Il suo areale originario copre Afghanistan, Pakistan, India e tutta l’Indocina. Introdotto in Europa, Cina e Medio oriente è ora stanziale anche in Italia, avvistato a Roma presso il parco della Caffarella e Reggio Emilia.
    Psittacula eupatria
  • Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri manillensis), originario dell’Africa sud sahariana, India Introdotto in Medio Oriente, Cina e Europa meridionale. La sottospecie che si può trovare in Italia deriva dalla popolazione Indiana di Psittacula krameri manillensis.
    Esemplari di questa specie possono essere trovati in tutta Italia, inclusa la Sardegna.
    Psittacula krameri

Riporto il post di Ottaviano Andrea pubblicato su Facebook nel gruppo Cronache di piante e animali estinti, quasi estinti e redivivi

CRONACHE DI ANIMALI INVASIVI:

IL PARROCCHETTO DAL COLLARE (Psittacula krameri) IN UK.

E’ considerato da molti con benevolenza. In realtà quegli stormi di uccelli verdissimi che, specialmente al tramonto, solcano i cieli di molte località italiane, per quanto simpatici ed attraenti, appartengono ad una specie che potenzialmente potrebbe dimostrare alta invasività, nel futuro se già non lo è ora. Tra gli Psittaciformi, la specie a maggiore diffusione in Italia e Europa è appunto il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) di origine asiatica, ma non è certo l’unica. In tutto sono 5 le Specie di Psittaciformi che nidificano regolarmente da generazioni in Italia:

  • Amazzone fronte blu (Amazzone aestiva)
  • Inseparabile di Fischer (Agapornis fischeri)
  • Parrocchetto alessandrino (Psittacula eupatria)
  • Pappagallo monaco (Myiopsitta monachus)
  • Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri)

Prima di analizzare l’elenco, un inciso che risponde ad una domanda non per tutti immediata. Perché in un gruppo che si occupa di estinzioni e/o di animali /piante in pericolo di estinguersi o comunque in sofferenza, si trattano le Specie cosiddette invasive? Perché gli ecosistemi sono un po’ come la coperta di Linus, dove le varie nicchie ecologiche sono limitate. E’ quindi ovvio che se tiri la coperta, con l’immissione di una specie cosiddetta “aliena” (cioè alloctona), da qualche altra parte la coperta si “scopre” con la sofferenza o addirittura estinzione di una specie originaria, cioè autoctona. Gli ecosistemi selvatici sono qualcosa di profondamente diverso dal mondo di cerbiatti e uccellini in stile Biancaneve e i 7 nani. L’arrivo di una nuova specie proveniente da lontano, allorquando ovviamente diventa invasiva, provoca disastri nelle specie autoctone/originarie e Specie che occupano nicchie ecologiche sovrapponibili non coesistono, ma la più debole soccombe in tempi rapidi.

Finito l’inciso torniamo alla lista. Se le prime 3 specie presentano (ancora o definitivamente) territori e numeri ancora limitati, diverso è il discorso delle ultime (Pappagallo monaco e Parrocchetto dal collare), che soprattutto l’ultima presenta inquetanti segnali di invasività:

  1. Tassi riproduttivi elevati
  2. Ampiamento esponziale del territorio occupato

Questo peraltro non significa necessariamente che al momento il parroccheto causi ingenti danni alle popolazioni locali di competitor, la questione è ancora oggetto di vivo dibattito. Con questo bell’articolo del National Mueum of Natural History di Londra capiremo la stiuazione inglese e i danni derivanti dall’invasione dei parrocchetti dal collare. Soprattutto cercheremo di valutare il grado di invasività di questa bellissima specie.

Parrocchetti selvatici nel Regno Unito: delizie esotiche o un potenziale problema?

Di Ella Davies e Lisa Hendry articolo originale

È difficile non notare le frecce verde acido che urlano nel grigio cielo britannico. Le lunghe code e i colori vivaci dei parrocchetti dal collare stanno diventando sempre più familiari in tutto il Regno Unito, ma non senza arruffare qualche piuma.

Origini dei parrocchetti selvatici dal collare

Si possono trovare registrazioni di parrocchetti selvatici nel Regno Unito che risalgono alla metà del diciannovesimo secolo, ma è solo dalla fine degli anni ’90 che i rauchi pappagalli verdi sono stati visti in numero significativo a Londra e nel sud-est dell’Inghilterra e hanno iniziato a stabilirsi altrove in Paese. Comunemente noto come parrocchetto dal collare o, Psittacula krameri è originario dell’Asia e dell’Africa subsahariana. Per individuare la casa ancestrale degli uccelli che vivono in Europa, i ricercatori dell’Università del Kent hanno prelevato campioni di DNA da uccelli selvatici ed esemplari museali, tra cui alcuni custoditi al Museo di Storia Naturale di Tring. Gli scienziati hanno rintracciato la maggior parte dei parrocchetti del Regno Unito in Pakistan e nelle aree settentrionali dell’India.

Nessuno degli uccelli ha fatto il viaggio qui con il proprio potere: sono stati cartturati e portati qui per foraggiare il mercato interno del pet. Come con molti animali introdotti dal commercio di animali domestici, alcuni soggetti sono fuggiti o sono stati rilasciati, come partita invenduta. Il nostro clima si è rivelato un buon abbinamento per le aree più fresche a cui questi uccelli si sono evoluti ed adattati. Inoltre essendo stati liberati soggetti di cattura, questi sio sono adattati subito alla vita inn atura, cosa che soggetti nati e cresciuti in cattività, non sarebbero sati in grado di fare. Alla fine degli anni ’60 gli esperti confermarono che i parrocchetti dal collare si riproducevano a Londra e nel Kent e iniziarono a circolare alcuni racconti fantasiosi su come erano arrivatri lì.

Perché ci sono i parrocchetti a Londra?

Una teoria popolare era che gli uccelli fossero fuggiti dal set del film del 1951 The African Queen, girato a West London. Un’altra voce era che Jimi Hendrix ne avesse rilasciati un paio in Carnaby Street, proprio nel centro della capitale. Ma secondo uno studio che ha mappato le notizie storiche sugli avvistamenti degli uccelli, nessuno di questi miti urbani è vero.

I ricercatori della Queen Mary University di Londra hanno scritto che “la maggior parte degli ornitologi ritiene che la diffusione dei parrocchetti nel Regno Unito sia più probabile una conseguenza di rilasci e introduzioni ripetute”. Ma perché qualcuno dovrebbe rinunciare a un prezioso animale domestico? All’inizio degli anni ’30 e di nuovo negli anni ’50, la “febbre del pappagallo” fece notizia, i ricercatori hanno scoperto, con casi di proprietari di uccelli che contraggono la psittacosi, una malattia respiratoria che può provocare polmonite e può saltare dagli uccelli alle persone. Il Ministero della Salute vietò l’importazione di uccelli per 20 anni e gli scienziati sospettano che durante questo periodo gli animali domestici possano essere stati rilasciati da proprietari timorosi o da commercianti di animali poco raccomandabili. Fughe accidentali, come quando le voliere furono distrutte dalla Grande Tempesta del 1987, avrebbero potuto anche aumentare le popolazioni selvatiche, e non solo nel sud-est.

Tracce di volo e cibo dei parrocchetti verdi

I parrocchetti dal collare sono stati ora registrati nella maggior parte delle contee inglesi, in gran parte del Galles, oltre i confini scozzesi e persino attraverso il Mare d’Irlanda nell’Irlanda del Nord. Il British Trust for Ornithology ha stimato 12.000 coppie riproduttive nel 2016, con un numero in crescita. Mentre gli uccelli potrebbero essersi gradualmente diffusi dalla loro roccaforte di Londra alle contee circostanti, si pensa che le popolazioni più a nord siano il risultato di introduzioni separate. Stanno particolarmente bene vicino agli esseri umani e hanno costruito le loro case in molte delle nostre città e periferie, dal Richmond Park di Londra a Didsbury nel sud di Manchester e al Victoria Park di Glasgow.

In quali altre città del Regno Unito puoi vedere i parrocchetti?

I parrocchetti dal collare tendono a radunarsi nei parchi suburbani, nei grandi giardini e nei frutteti, che offrono forniture di cibo più affidabili e opportunità di nidificazione. Sono stati avvistati nelle seguenti città: Brighton, Bristol, Cardiff, Oxford, Birmingham, Nottingham, Liverpool, Manchester, Sheffield, Preston, Bradford, Glasgow ed Edimburgo.

Florin Feneru è un addetto all’identificazione e alla consulenza qui al Museo e un devoto fan dei pappagalli a cui piace guardare i parrocchetti verdi nel suo giardino londinese. Immaginando le nostre strade principali e gli ambienti edificati, potresti presumere che gli spazi urbani abbiano poco da offrire agli uccelli. Eppure Florin spiega che il mosaico di giardini, parchi, alberi maturi, siepi miste ed edifici più antichi con fori adatti per la nidificazione imita in realtà gli habitat forestali frammentati che gli uccelli prediligono nel loro areale nativo.

“I parrocchetti sono alimentatori opportunisti”, aggiunge Florin. ‘Hanno imparato a sfruttare una varietà di alimenti – tutti i tipi di semi e frutti. Mangiano fiori e giovani boccioli. Mangiano persino la corteccia degli alberi. Sono molto adattabili.’ La nostra passione per l’importazione di specie esotiche si estende nei nostri giardini, dove un’ampia varietà di piante provenienti da tutto il mondo fornisce risorse alimentari in qualsiasi stagione. E anche nel pieno dell’inverno, le mangiatoie per uccelli sono ben rifornite e i parrocchetti si fanno strada con i muscoli in testa a questo buffet gratuito.

Se vuoi evitare che gli stormi di parrocchetti afferrino tutti i tuoi semi e la sugna, dovrai appendere le mangiatoie in gabbia o quelle progettate per scoraggiare gli scoiattoli. Quando i parrocchetti sono apparsi per la prima volta nel Giardino Faunistico del Museo, Florin ha consigliato al personale di scacciarli. Spiega: “L’idea è di dare loro l’impressione che il posto sia pericoloso”. Ha funzionato: nessun parrocchetto è tornato in giardino dopo che i primi sono stati spaventati.

Sfortunatamente, questo approccio potrebbe scoraggiare anche gli uccelli nativi. Per armonia, potresti voler fornire un mix di alimentatori protetti e non protetti, risparmiando il grasso e i semi di valore superiore per le stazioni di alimentazione più difficili da raggiungere. Ma è più difficile scoraggiare i parrocchetti una volta che sono abituati a venire per il cibo.

Predatori di parrocchetti, suoni e litigi

I richiami dei parrocchetti dal collare sono uno dei motivi per cui alcune persone etichettano gli uccelli come “parassiti”: i loro strilli sono ripetitivi, striduli. Florin spiega che i parrocchetti comunicano principalmente in volo e in ambienti sociali come un posatoio, ma rimarranno più tranquilli intorno ai siti di nidificazione per evitare l’attenzione dei predatori. Allocchi, sparvieri e falchi pellegrini banchetteranno tutti con i parrocchetti, soprattutto se ce ne sono molti in una zona. Le loro uova e i giovani pulcini possono anche essere presi dagli scoiattoli grigi e Florin dice di aver assistito a lotte tra le specie. Tuttavia, i parrocchetti non sono sempre le vittime. “Per anni ho assistito ai loro combattimenti con scoiattoli e altri uccelli come storni e taccole”, dice. ‘Possono essere aggressivi e violenti. È noto che uccidono piccoli mammiferi come i pipistrelli nelle cavità degli alberi.

Combattenti piumati

Con una lunghezza media di 40 centimetri e con un potente becco per rompere i semi aperti, i parrocchetti dal colare sono personaggi duri che combattono per vincere. Nidificano nelle cavità degli alberi e hanno molta concorrenza per le risorse nei loro habitat nativi di altri pappagalli e specie di uccelli. È esattamente questo istinto competitivo che rende le persone nervose su come i parrocchetti potrebbero influenzare la fauna selvatica del Regno Unito costretta ad adattarsi a questi nemici verde brillante. La dottoressa Hazel Jackson è una ricercatrice affiliata all’Università del Kent e specialista in parrocchetti. È riluttante a definire il parrocchetto dal collo ad anelli un “problema” nel Regno Unito, ma afferma che sono necessari ulteriori studi scientifici per determinare se si tratta di una specie invasiva che causa danni alla fauna selvatica autoctona.

Spiega: “Uno studio nel Regno Unito ha dimostrato che dominano le mangiatoie per uccelli da giardino, come ci si aspetterebbe a causa delle loro dimensioni, rendendo più difficile per le nostre specie autoctone più piccole accedere al cibo offerto loro. I parrocchetti dal collare sono nidificatori di cavità, quindi possono competere con i nostri picchi muratori e picchi nativi per questi siti. L’unica prova concreta di ciò viene dal Belgio, ma ci sono molte prove aneddotiche attraverso filmati, ad esempio.”

I parrocchetti verdi non si sono solo stabiliti nel Regno Unito, ma si trovano in 35 paesi al di fuori del loro areale nativo, il che li rende una delle specie introdotte di maggior successo a livello globale. In altre parti del mondo, i parrocchetti dal collo ad anello stanno causando danni significativi, distruggendo i raccolti e minacciando la fauna selvatica vulnerabile. Ma nel Regno Unito, un’altra specie di parrocchetto si è guadagnata una reputazione peggiore ed è stata trattata in modo deciso dai funzionari.

Problemi con i parrocchetti

Il parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) è originario del Sud America, ma dagli anni ’90 gli uccelli domestici sfuggiti si stabilirono in natura a Londra. Sfortunatamente, hanno la scomoda abitudine di costruire i loro nidi comuni su importanti infrastrutture, inclusa un’antenna per telefoni cellulari sull’Isola dei Cani, a Londra, dove il loro numero era maggiore. Preoccupato per le notizie dagli Stati Uniti, dove i parrocchetti hanno danneggiato i raccolti di frutta e provocato incendi dove nidificano sui tralicci dell’elettricità, il Department for Environment Food & Rural Affairs (Defra) è intervenuto. Dal 2011, i parrocchetti monaci sono stati catturati umanamente e uova e nidi sono stati rimossi. Otto anni dopo, Defra ha segnalato meno di 20 uccelli rimasti in natura e si aspettano che spariscano entro il 2022. Almeno nove parrocchetti monaci si sono riuniti in un nido molto grande su un albero, costruito con masse di ramoscelli. I parrocchetti monaci costruiscono grandi nidi comuni come questo nel loro nativo Sud America. Ma quando li costruiscono su tralicci dell’elettricità e altre infrastrutture piuttosto che sugli alberi, causano problemi. Gli enti di beneficenza per la conservazione stanno tenendo d’occhio i parrocchetti dal collare, ma la maggior parte concorda sul fatto che il programma di controllo per i parrocchetti monaci non sarà ripetuto per i loro cugini dal collo ad anello. Hazel afferma: “I parrocchetti dal copllare sono qui per restare: sono decine di migliaia e la loro popolazione sta crescendo. Sono qui da più di 50 anni ormai e finora non sono stati segnalati impatti evidenti e significativi sulla fauna selvatica del Regno Unito. Molti ritengono di aver trovato la propria nicchia qui. E sono una seconda [preda] preferita per i nostri pellegrini londinesi.” All’inizio del 2021, i resoconti dei media hanno suscitato polemiche suggerendo che nuove licenze di caccia potrebbero consentire l’uccisione dei parrocchetti dal collo ad anelli per proteggere le specie autoctone. Un portavoce di Defra ha chiarito che “sebbene i parrocchetti dal collo ad anelli siano una specie che potrebbe essere presa in considerazione per il controllo con licenze generali, ciò non dovrebbe essere inteso come un’implicazione che Defra stia pianificando un abbattimento”.

Se dovremo abbattere o meno la nostra popolazione residente di parrocchetti dal collare è ancora in discussione. Alcune persone amano gli uccelli luminosi, mentre altri sono preoccupati per le loro abitudini competitive. In definitiva, siamo responsabili dell’introduzione dei parrocchetti e dell’aiutarli a prosperare. Per ora, mentre cercare di attirarli nei nostri giardini potrebbe non essere una buona idea, studiare il loro comportamento almeno ci aiuta a capire meglio l’impatto delle specie introdotte.

“Se impariamo da questo e riduciamo drasticamente il commercio internazionale di animali selvatici, potremmo impedire molte altre introduzioni di questo tipo”, afferma Florin.

Dal Sito Natural History Museum of London

Ti interessa scoprire come fotografare le lucciole ?

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Fotografare le lucciole in volo nelle notti d’estate

In questo articolo affronteremo il tema di come fotografare le lucciole nel miglior modo possibile, e anche di conoscere un po’ meglio questi affascinanti animali.

Lucciola
Lucciole

Chi Quando Dove Come Perché

Chi:

Le lucciole comprendono circa 2000 specie di coleotteri della famiglia dei lampiridi in grado di produrre bioluminescenza.
Di queste una ventina di specie sono diffuse in Italia, tra queste

  • Lampyris noctiluca (Linnaeus, 1767)
  • Luciola italica (Linnaeus, 1767)
  • Luciola lusitanica (Charpentier, 1825)

Per un elenco più completo vedi https://www.lampyridae.it/le-lucciole-italiane/

Per conoscere meglio le lucciole presenti in Italia rimando a questo libro
http://www.cpadver-effigi.com/blog/guida-delle-lucciole-italia-fabrizio-fanti/

Guida delle lucciole d'Italia - di Fabrizio Fanti
Guida delle lucciole d’Italia –
Fabrizio Fanti

Biochimica della bioluminescenza

La bioluminescenza è causata dall’enzima luciferasi che in presenza di ossigeno, ossida il eterociclico Luciferina trasformandola in ossiluciferina. Nel processo vengono consumate anche molecole di ATP, quindi il processo è molto costoso in termini energetici per l’animale.
È una luce fredda, la cui lunghezza d’onda oscilla fra i 500 ed i 650 nm
Si tratta di illuminazione una forma estremamente efficiente, in cui solo il 2% dell’energia impiegata viene dispersa come calore. Per dare un’idea una vecchia lampadina a incandescenza converte l’energia elettrica producendo il 5% di luce ed il 95% di calore, mentre una modernissima lampada a LED nel 2020, riesce ad convertire l’energia elettrica con una produzione di 50% luce e 50% calore.

Fenomeni di bioluminescenza sono osservabili in diversi esseri viventi oltre alle lucciole tra cui:

  • lumaca d’acqua dolce Latia neritoides
  • alcuni batteri
  • diverse specie di funghi tra cui il micelio (ma non i corpi fruttiferi) di Armillaria mellea diffusa in Italia.
  • alghe unicellulari come la dinoflagellata Noctiluca scintillans
  • pesci di profondità
  • meduse come la Pelagia noctiluca, presente nelle acque italiane

Perché:

Le lucciole femmine di Lampyris sono attere (senza ali), quelle di Luciola sp. hanno le ali, ma preferiscono non volare. Come tutti i coleotteri sono pessimi volatori, e i maschi escono la sera dopo il tramonto per cercare le femmine.

In stadio di larva vivono 2 o 3 anni, nutrendosi di lumache e limacce grandi anche 200 volte più di loro. Da adulti, molte specie non si nutrono nemmeno, ma hanno unicamente la necessità di accoppiarsi.

La sera dopo il tramonto i maschi sorvolano la zona emettendo la luce intermittente alla ricerca delle femmine, le femmine rispondono portandosi in posizioni visibili e iniziando ad emettere la luce intermittente per segnalare ai maschi la disponibilità ad accoppiarsi.

Curiosità: ogni specie di lucciola ha la propria frequenza di lampi che permette di non confondersi e sbagliare partner, ma alcune lucciole del genere Photuris hanno imparato ad imitare il lampeggio delle altre specie e sfruttano questa loro abilità per predare gli ignari maschi che vi si avvicinano.

Quando:

A partire da fine maggio in pianura, risalendo di altitudine fino a fine agosto sui 1300-1500 metri
Di preferenza da un’ora dopo il tramonto fino alle 23.30 circa

Dove:

Nei sottoboschi radi o sotto alle siepi di grandi dimensioni.

Come:

Materiali:
Treppiede
Telecomando
Torcia elettrica (opzionale)

Settaggi:
Impostazione Bulb o Time
tempi dai 30″ a salire
ISO 800
Ottica 50-100 mm
Fuoco manuale

Tecnica:
Preparare la composizione e mettere a fuoco, quando c’è ancora luce, o in un BREVE periodo illuminando con una torcia elettrica

Avvertenze: quando illuminate artificialmente, le lucciole si “spengono” e interrompono la ricerca del partner.
Questo vale per fanali delle auto, lampioni, torce elettriche e persino lo schermo dei cellulari!!!
Se si insiste troppo, se ne vanno e non ritornano abbandonando gli accoppiamenti in quella zona, in quel caso, oltre a non poter più fotografare le lucciole avrete fatto un serio danno alla popolazione di quell’area.
Tenere le luci artificiali accese il meno possibile, quando le si spegneranno ci vorranno alcuni minuti prima che le lucciole si “riaccendano”.

Se poi volete fare una bella esperienza a colpo sicuro e avere la certezza di riuscire a fotografare le lucciole, contattate Paolo Taranto per farvi accompagnare in uno luoghi magici dove trovarne in abbondanza e fatevi guidare da lui.

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Parasite Eve – Simbiosi, parassiti e coevoluzione

di Fulvio Giachino
19/07/2020

Parasite Eve è un videogioco del 1998 uscito per la console Sony Playstation, sviluppato da Square. È un gioco di ruolo la cui struttura è a cavallo tra quella dei classici gdr giapponesi a base di incontri casuali uniti a sviluppo del personaggio, e un survival horror in stile Resident Evil. Presenta un sistema di combattimento parzialmente dinamico in cui è possibile muovere liberamente il proprio personaggio (la protagonista Aya Brea), ma in cui si deve aspettare il proprio “turno” per poter attaccare, difenderci o utilizzare i poteri mitocondriali. Sono proprio i mitocondri, questi organuli presenti nelle nostre cellule, ad essere la base della trama del gioco.

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Insetti, piante e fasi lunari

di Fulvio Giachino
01/07/2020

Chiunque viva in campagna o abbia a che fare con la stessa, sa quanto sia radicata la credenza che si debba seminare seguendo le fasi lunari, altrimenti non si ottengono i risultati sperati e le piante non crescono e fruttificano quanto si vorrebbe. Questa, appunto, è solo una credenza popolare, priva di basi scientifiche, ed ogni sperimentazione in tal senso ha provato come la luna non influenzi la crescita vegetale in alcun modo. Ma è davvero così in sesso assoluto? Esiste qualche eccezione in cui la luna gioca un ruolo ed un’influenza sulle piante? La risposta è sì, e per spiegarla occorre chiamare in causa il gruppo animale più diversificato e diffuso sul nostro pianeta: gli insetti. Ma in che modi si esprime questa relazione? Quali solo i collegamenti tra luna, insetti e mondo vegetale?

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Il Signore delle Mosche

di Fulvio Giachino
26/06/2020

Le mosche, ovvero gli insetti appartenenti all’Ordine dei Diptera, hanno quasi sempre connotati negativi in campo mitologico, folkloristico e religioso. A causa dei loro comportamenti spesso necrofagi o coprofagi, anche a livello larvale, vengono di solito identificati come qualcosa di sporco, legato al marcio o a qualcosa di maligno. L’esempio forse più noto in tal senso è quello del Signore delle Mosche, Belzebù. Vi riporto quanto scrisse Johann Wier, medico e occultista olandese, nel suo De praestigiis daemonum del 1577:

Belzebù, signore delle mosche: che, tendendo tutte le reti, prende al massimo una mosca; questo lo rende impotente. È idolo ignobile degli Accaroniti, che sono sì nella regione dei Giudei, ma sono sacrileghi. Per questa ragione gli Ebrei hanno proclamato Belzebù principe dei demoni

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