Spostamento non cruento dei nidi di Vespa crabro

Di Claudio Deiaco e Luca Miselli

Il calabrone europeo Vespa crabro è un grande imenottero sociale essenziale per gli equilibri naturali, ma che talvolta può diventare problematico se fonda un nido troppo vicino a zone frequentate dall’uomo.
In questi casi è necessaria la rimozione del nido che normalmente comporta la morte dell’intera colonia.

Esiste però il modo di spostare i nidi senza distruggere la colonia come riportato dal commento di Claudio nel post facebook del gruppo Entomologia

Link al post originale

https://www.facebook.com/groups/157858384240686/posts/7413510605342058
Claudio Deiaco

“In Germania ci sono specialisti istruiti e autorizzati dalla NaBu nella rimozione e spostamento di nidi di vespe e calabroni, e ne hanno fatto un mestiere. E sì, spostamento, perché l’uccisione è pesantemente sanzionata.
Personalmente lo ho fatto in poche occasioni, e se si osservano alcuni parametri è fattibile senza particolari problemi.
Va da sé che bisogna usare vestiario protettivo e farsi assistere da qualcuno ugualmente bardato e protetto per tenere lontano curiosi o passanti accidentali.
Dopo la messa in sicurezza del sito si procede con l’aspirazione degli esemplari in arrivo al nido, direttamente al suo ingresso con aspirapolveri modificati, o autocostruiti, in modo che vengano raccolte in un ampio contenitore con appositi filtri senza essere lesionate da un sottovuoto eccessivo.
Aspirati tutti gli individui (può durare anche più di un ora) si libera l’accesso al nido e si toglie l’involucro cartaceo esternamente ai favi, continuando ad aspirare gli esemplari neosfarfallati e le operaie restie ad uscire, nonché la fondatrice, che costituisce l’esemplare di maggiore interesse e va tutelata al massimo. Spesso conviene prelevarla a mano con una pinzetta entomologica o direttamente con le dita.
Secondo la posizione e disposizione del nido si rimuovono i favi, e si collocano in scatole da trasporto per il trasferimento, facendo attenzione a non danneggiarli eccessivamente.
Si consideri che sono costituiti da materiale cartaceo molto friabile e 7n favo di 25 cm pieno di larve può arrivare a pesare attorno al kg.
Giunti a destinazione si adagiano i favi nella scatola preventivamente costruita e allestita con ripiani di fil di ferro disposto orizzontalmente a o sottili stecche di legno, nell’ordine nativo in senso verticale.
A questo punto si rilasciano le vespe nel box con i favi, aggiungendo anche la fondatrice, ma si tiene il foro d’ingresso chiuso per almeno 2-3 ore.
Perché il trasferimento abbia successo bisogna che si sposti il nido di almeno 2-3 km, altrimenti le vespe torneranno al luogo del nido iniziale.
Nel caso ottimale si esegue lo spostamento verso sera di una giornata non troppo calda, aprendo il foro d’ingresso del box con il nido spostato, all’alba del giorno seguente.
Per i primi giorni dopo la liberazione non è bene disturbare le vespe. In nessun modo. Per primo, perché sono estremamente sensibili e si allarmano per ogni più piccolo disturbo, secondo per dare loro tutto il tempo per eseguire con successo i voli di orientamento e abituarsi alla nuova località.
Non tutti gli spostamenti hanno esito positivo. Dipende dalla stagione e dallo stato generale del nido. Più operaie contiene al momento dello spostamento, meglio è, ma nel contempo più si va avanti nella stagione, più si riduce la riuscita.
Da metà-fine agosto si giunge al limite di periodo utile per spostare un nido con successo.
Se tutto è stato fatto a dovere, dopo solo 8-10 giorni, il nido riprende il suo ritmo e le operaie ricostruiranno l’involucro, e sistemeranno tutti i piccolo danneggiamenti che inevitabilmente avvengono. Tolgono anche eventuali larve lesionate o morte, e dopo 15-20 giorni il nido avrà quasi completamente superato ogni trauma.”

Ma perché fare tutto questo sforzo per spostarle vive?

Come detto i calabroni sono essenziali agli equilibri naturali, sono ottimi predatori di insetti dannosi per le colture agricole, sono indispensabili impollinatori, assieme ad altre vespe partecipano alla conservazione, sviluppo e diffusioni dei saccaromiceti necessari per la vinificazione.

In alcuni paesi come la Germania, la popolazione di Vespa crabro è in pericoloso declino ed è stata dichiarata specie protetta con sanzioni piuttosto pesanti che vanno dai 5.000 euro per l’uccisione non giustificata di un singolo esemplare, e arrivano fino a 65.000 euro per la distruzione non necessaria di un nido.

Qui l’elenco delle sanzioni

Articolo in Italiano de Il Mitte sull’argomento

Si ricorda che la pericolosità di Vespa crabro e Vespa orientalis è ampliamente sopravvalutata come già trattato nell’ articolo

Quanto sono davvero pericolose le Vespa crabro?

Altri link di approfondimento sull’argomento:

Vespa orientalis

Ciclo vitale del genere Vespa

Vespa mandarinia nel mondo

Goliardico, ma nemmeno troppo

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Tavole di riconoscimento delle quattro specie più comuni di Polistes italiani

Articolo tratto dal profilo Facebook di Jesse Mendelsohn

FEMMINE

Contorno rosso: guancia estesamente gialla in P. dominula, per lo più nera in P. gallicus;

Freccia blu: mandibola, nera o con poco giallo in P. dominula, estesamente gialla in P. gallicus;

Freccia verde: ultimo sternite giallo in P. dominula, totalmente o prevalentemente nero in P. gallicus.

Freccia bianca: urosterno estesamente nero in P. nimpha; variabile ma sempre con apice bruno in P. associus.

Ocelli equidistanti in P. nimpha; ocelli posteriori più vicini che a quello anteriore in P. associus.

MASCHI

Flagello antennale dorsalmente annerito con ultimo segmento sottile e allungato in P. nimpha e P. associus; flagello antennale dorsalmente chiaro con ultimo segmento non particolarmente allungato in P. gallicus e P. dominula (possibili esemplari ambigui).

Clipeo squadrato con margine inferiore angolato in P. nimpha; clipeo convergente verso il basso e con margine inferiore arrotondato in P. associus (prego notare le due creste ai margini laterali del clipeo).

Clipeo squadrato e con lievi creste laterali in P. nimpha; clipeo squadrato ma piatto in P. dominula; clipeo convergente con definite pieghe laterali in P. associus; clipeo convergente ma piatto in P. gallicus.

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